Giubileo

Quattromila giovani lombardi in pellegrinaggio a Roma

Giovani lombardi in pellegrinaggio a Roma rinnovano la fede con preghiera e testimonianze

Pellegrinaggio, riconciliazione e professione di fede: oltre quattromila giovani lombardi hanno tirato le fila del loro Giubileo alla basilica di San Paolo fuori le Mura pregando insieme ai loro vescovi.

L’incontro arriva nel cuore di una settimana intensa in cui i giovani hanno esplorato Roma vivendo i riti giubilari. Durante la preghiera, hanno avuto la possibilità di rileggere il proprio vissuto grazie alla guida di alcuni testimoni, i vescovi e dai loro stessi compagni di pellegrinaggio nei confronti spalla a spalla sulle domande e le provocazioni lanciate.

Una serata impegnativa a cui monsignor Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano, ha dato il la con alcune coordinate. “Lasciamo fuori i pensieri che ci distraggono. Prepariamoci all’incontro con il Signore: lasciamo andare il resto per accogliere qualcosa di bello. Accogliamo la ragione della speranza che coincide con la resurrezione di Gesù. Incontriamo Cristo Risorto insieme perché non ci troviamo qui casualmente, siamo qui per prenderci per mano ed essere capaci di una comunione profonda”.

 

Il clima iniziale si è protratto tra canti e momenti di silenzio che hanno accolto le parole dei vescovi come guide. Monsignor Marco Busca, vescovo di Mantova, parlando di pellegrinaggio ha sottolineato come anche San Paolo fosse in cammino e come Dio sia riuscito a cambiare ogni suo piano. “Al grande Saulo, Dio preferisce il piccolo Paolo -ha detto-. Dio è affascinato da noi, non lasciamoci rimproverare e ammonire come i duri di cuore. Anche noi possiamo passare la vita a correre alla sequela di Gesù Risorto”. A rafforzare le sue parole, è stato l’intervento di una coppia di giovani sposi che si sono incontrati a un pellegrinaggio che ha augurato ai giovani un “Buon cammino” molto sentito.

Dopo il monologo su Piergiorgio Frassati interpretato dall’attore Christian di Domenico, a prendere la parola è stata Giorgia, una giovane che ha perso il padre, che ha incoraggiato tutti a lasciare cadere la corazza: “C’è sempre qualcuno che può accogliere il nostro dolore e quel qualcuno è Dio”. “A Cuba -ha fatto eco monsignor Francesco Beschi- ho letto la parabola del padre misericordioso in una casa. Una persona si è avvicinata a me e ha detto: “Padre, questa è la prima volta che sento la parola perdono”. Questo mi ha preso in contropiede. La natura non perdona, la società non perdona, ma l’umanità ha tanto bisogno del perdono che libera”.

La professione di fede dei giovani è avvenuta di fronte all’Eucaristia. Nell’arco dell’adorazione eucaristica, l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha guidato i pellegrini con parole puntuali: “forse qualcuno immagina la resurrezione come un lieto fine o un’invenzione. Forse qualcuno immagina la resurrezione come una bugia per poveri. Chissà come la immaginate voi, cari giovani. Gesù arriva nella comunità degli ultimi e lì vi dimora. Paolo non si considerava degno di essere chiamato apostolo, ma oggi siamo qui a pregare nella sua basilica perché Dio viene ad incontrarci offrendoci una vita fatta di speranza e amicizia. Preghiamo perché Dio venga a incontrarci. Fa che il Giubileo sia una grazia per noi”.

Ora i passi dei pellegrini si dirigono verso Tor Vergata, ricaricati dall’incontro con i loro coetanei lombardi: un modo per sentirsi meno soli, per essere comunione.

3 Agosto 2025